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L’economia circolare motore per il futuro

 

La pandemia globale di Covid-19, iniziata nel 2020, continua a manifestare i suoi effetti in maniera sempre più incalzante.

Se in un primo momento le chiusure improvvise avevano causato crolli di fatturato importanti e la necessità di adeguare frettolosamente le strategie aziendali da un lato e le abitudini di consumo dall’altro, oggi, a distanza di due anni, cominciamo a subire gli effetti più pesanti provocati dalla pandemia.

 

Gli effetti della pandemia sulla filiera produttiva

 

Il settore manifatturiero è interessato trasversalmente da tre problematiche molto complesse da gestire: la volatilità dei prezzi, l’aumento esponenziale del costo delle materie prime e la difficoltà nel loro reperimento.

La situazione purtroppo  non sembra destinata ad esaurirsi a breve, ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capirne le cause.

L’interruzione dei regolari ritmi lavorativi in ogni parte del mondo ha avuto ripercussioni sull’intera catena di approvvigionamento.  Anche se ora la produzione è ripartita, le tempistiche per soddisfare l’intera supply chain sono lunghe. Inoltre, le differenze tra le varie zone del mondo, hanno fatto sì che in termini globali, le logiche standard del commercio non fossero più applicabili.

I prezzi dei trasporti sono aumentati esponenzialmente: se i vettori fino a due anni fa potevano contare su viaggi sempre a pieno carico per ottimizzare gli spostamenti ed ammortizzare i costi, ora per colpa della mancanza di lavoratori e di materie prime, si vedono costretti a intraprendere tratte di ritorno spesso vuoti.

Questo status comune di incertezza porta inevitabilmente alla volatilità dei prezzi e alla difficoltà di confermare preventivi oltre i 20/30 giorni.

Il battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo

Questa metafora, mutuata dalla teoria del caos postulata da Edward Lorenz, rende pienamente l’idea di interdipendenza nella quale si muove la società attuale.

Facciamo un esempio pratico. La maggior parte delle aziende del nostro distretto fermano maceratese, hanno a che fare con tempistiche molto più dilatate rispetto all’arco temporale ipotizzato sopra.

Dicembre/ Gennaio si sviluppano i campionari invernali, con studio dei prezzi di vendita e selezione dei materiali.

Febbraio/Marzo sono mesi di campagna vendita durante i quali si raccolgono gli ordini e si inviano le conferme ai propri clienti.

Aprile/Maggio è il momento di approvvigionarsi verso i propri fornitori e di reperire tutte le materie prime necessarie per la produzione degli ordini confermati.

Giugno/Luglio/Agosto la merce pronta deve essere consegnata ai negozi che pian piano inizieranno a presentarla alla loro clientela.

Da Dicembre / Gennaio, periodo in cui sono stati studiati i prezzi e scelti i materiali da impiegare, ad Aprile Maggio, periodo in cui le aziende trasmettono questi ordini ai propri fornitori, trascorre un lasso di tempo di 4/5 mesi durante i quali potrebbe succedere di tutto in termini di reperibilità materie prime ed incrementi prezzi.  Per non gravare troppo sul cliente, alcune realtà cercano di assorbire una parte dei rincari e di acquistare più materiale rispetto al fabbisogno così da evitare fermi produttivi e continue variazioni nelle quotazioni.

Se in una situazione emergenziale, strategie del genere possono tamponare una problematica, di certo non sono sostenibili nel medio lungo termine.

Di fronte alle molte incognite, è ormai chiaro che per il futuro occorrerà rivedere l’intero sistema di approvvigionamento, accorciando la filiera e valutando delle alternative in termini di materiali e partner locali.

 

Consumatori: nuove abitudini di acquisto

 

Un fenomeno così impattante come la pandemia di Covid 19 ha sviluppato e consolidato nuove abitudini di acquisto e di tendenza da parte dei consumatori.

Dopo il brusco calo iniziale della domanda, si è assistito ad un progressivo passaggio alla digitalizzazione dei consumi, intesa come intero processo di selezione prima e scelta poi, ed un cambiamento riguardante la frequenza di acquisto.

L’85% dei consumatori dichiara che manterrà anche in futuro le nuove abitudini d’acquisto adottate durante la pandemia (OSSERVATORIO FEDERDISTRIBUZIONE – Consumi, Nuove Abitudini d’Acquisto e Stili di Vita
In collaborazione con PwC
)

D’improvviso ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa ed abbiamo avuto più tempo di riflettere e fare considerazioni circa lo stile di vita che stavamo conducendo. Troppi vestiti ammassati negli armadi, acquistati per sfizio o per una sola occasione, senza averne davvero bisogno.

Così la nuova mentalità del “less is more”, il decluttering, il second hand, l’upcycling sono diventati temi di forte attualità.

L’economia circolare applicata non solo al settore della moda, sta diventando la promessa di cambiamento e ci auguriamo che possa davvero essere una chiave di svolta verso un modello di consumo e produzione più sostenibile.

 

L’importanza del riuso, dell’upcycling e dell’ottimizzazione di scarti e risorse

 

Non tutti i rifiuti possono essere riciclati perché molto dipende dalla progettazione iniziale degli oggetti.

Le tecnologie legate ai processi di riciclo richiedono ingenti investimenti e tempistiche importanti per essere messe a punto. Altri limiti allo sviluppo di queste pratiche risiedono nella lentezza burocratica e in un impianto legislativo troppo datato e non al passo con i tempi.

Ecco quindi che l’upcycling, il riuso e l’ottimizzazione di scarti e risorse diventano pratiche fondamentali per i seguenti motivi:

  • combattono la cultura dell’usa e getta
  • riducono quindi l’impatto dei rifiuti sull’ambiente
  • permettono di ottenere un risparmio energetico rispetto al processo di riciclo più complesso ed oneroso
  • riducono i costi relativi alla materia prima da acquistare
  • alimentano la fantasia e la creatività necessarie per dare nuova vita ad un oggetto senza che si trasformi in rifiuto

upcycling logo

Ci sono molti modi di fare economia circolare e ognuno di noi può diventare protagonista di questo cambiamento già modificando le abitudini quotidiane per renderle meno impattanti.

Noi di Exseat abbiamo già accettato la sfida adottando l’upcycling come filosofia alla base del nostro brand.

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