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Il viaggio verso una moda più sostenibile

La necessità di accelerare il viaggio verso una moda più sostenibile è chiaro oggi più che mai.

I danni provocati all’ambiente negli ultimi anni sono effetto delle abitudini scorrette dei singoli, ma anche di scelte aziendali sbagliate, orientate solamente al profitto.

Il dibattito generatosi nel campo della moda in seguito alla pandemia da Covid-19, ha aperto nuove prospettive per il futuro.

 

L’interazione continua tra l’uomo e l’ambiente

 

Numerose pubblicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno dimostrato come la salute umana passi anche dall’interazione tra l’uomo e l’ambiente. E’ emerso un dato scorcertante: circa il 24% di tutte le malattie del mondo è dovuto all’esposizione a fattori ambientali, soprattutto quelle che interessano il sistema respiratorio. Conseguenza naturale di questi studi è la necessità di prevenire l’esposizione a questi fattori di rischio per garantire un benessere alla collettività.

Ecco quindi che questo momento di crisi, ha di fatto accelerato la riflessione verso nuove opportunità derivanti da un sistema moda più sostenibile per porre nuove basi che tutelino il nostro futuro su questo pianeta.

Perchè ripartire dalla sostenibilità?

 

Il blocco imposto dall’epidemia di Covid-19 ha evidenziato tutti i limiti del fast fashion: un sistema di moda iper veloce fondato sul concetto “usa e getta” che contribuisce in modo massiccio all’inquinamento ambientale.

Al tempo stesso questa pandemia è stata in grado di mettere l’intero settore davanti alla possibilità di reindirizzare il proprio business verso un modello a minor impatto ambientale, sociale e culturale.

Molti attori del sistema moda concordano che questa drammatica esperienza possa costituire anche un’opportunità per rallentare, abbandonare il superfluo e focalizzarsi sull’autenticità.

Armani prospetta uno scenario completamente nuovo. Auspica una decelerazione dei tempi perchè si rende conto che “c’è decisamente troppa offerta rispetto all’effettivo bisogno”. Si ripropone di riportare al centro la figura del cliente in quanto “le esigenze e le aspettative dei consumatori dovrebbero davvero guidare il programma moda”. Riflette sul consumismo attuale affermando che “le persone vorranno ancora vestiti che durano”, capaci di superare il tempo e le singole stagionalità.

Elisabetta Franchi si sente di dire che “sul mercato vengono presentate decisamente troppe collezioni” senza la possibilità di essere apprezzate e vendute con i giusti tempi.

Secondo la Wintour il sistema delle sfilate aveva già dato segni di indebolimento ed annuncia che alla ripresa, le passerelle saranno “gender neutral” e ribadisce la necessità di “mostrare di meno e puntare più sulla sostenibilità e sulla creatività”

Abbiamo citato solo alcune testimonianze, ma è chiaro che vanno tutte nella stessa direzione.

 

Quali scelte possiamo mettere in campo?

 

Ripartire dalla moda sostenibile significa assicurare la corretta interazione fra il binomio salute, ambiente e società.

Prediligere filiere corte e locali, corrisponde ad una maggiore trasparenza e responsabilità in termini di condizioni di lavoro eque per tutti gli attori che sono coinvolti, nonchè una riduzione massiccia in termini di inquinamento.

Bisognerà sviluppare modelli di business fondati sull’economia circolare, iniziando già dalla fase dell’approvvigionamento delle materie prime ed agire sul fine vita del prodotto. La riparazione, la rigenerazione dei materiali ed il riciclo devono essere i nuovi pilastri del sistema moda.

Consapevoli di quanto le scelte aziendali incidono sull’impatto ambientale, noi di Exseat abbiamo fondato tutto il nostro progetto sul concetto di sostenibilità.

Siamo convinti che un cambiamento positivo può essere generato dalle piccole azioni dei singoli, e che queste nel lungo periodo possano fare davvero la differenza.